Quando avevo 23 anni avevo iniziato a cercare siti di racconti erotici. Non volevo porno, perché con le parole mi sono sempre eccitata più che con le immagini. Contattare un estraneo, molto più grande di me e raccontargli tutte le cose che avrei voluto mi facesse, era una cosa estremamente eccitante. Forse perché mi sentivo al sicuro dietro uno schermo. Ora sto riprovando questo, questa volta non sono sola, c’è Federico con me, il mio amante. Insieme stiamo esplorando. Chattare con qualche sconosciuto di cui ho visto solo il cazzo è la stessa sensazione che proverei se qualcuno avesse infilato una mano sotto la gonna su un’autobus affollato, palpandomi il culo e facendo scivolare le dita verso il bordo delle mutandine.
Non so di chi sono quelle mani, non riesco a dargli un volto, sento solo mani ampie e decise che afferrano la carne e dita insistenti che spostano la stoffa e si aggrappano come uncini alle labbra per scostarle e cercare il bagnato dei miei umori vaginali.
Ed io sono a disagio non voglio, ma sento che la mia fica si bagna ugualmente e il mio corpo invece di ritrarsi fa in modo di agevolare il passaggio delle dita. Mi accorgo di allargare le cosce e alzare leggermente il culo. Lui se ne accorge, è scaltro e deve averlo fatto molte altre volte ad altrettante fiche. Ne approfitta subito e la mano si sposta ampia ad afferrarmi tutta la fica spostando completamente le mutandine. Se potesse le strapperebbe. Infila il dito medio dentro, non fa fatica, io sono un lago e le labbra si sono spalancate permettendo alle altre falangi di strofinare la mia carne morbida. Nessuno di accorge di niente, del mio viso sconvolto dall’agitazione, dal disagio e dall’eccitazione insieme. Vorrei aprirmi la camicetta e toccarmi i capezzoli, ma non posso, ci sono altre persone intorno. Allora mi accosto ancora di più con il busto al palo a cui sono aggrappata e appoggio un seno, in modo che il capezzolo tocchi. Ho il reggiseno, sento poco. Cerco di far scivolare la spallina del reggiseno, da sotto la camicia, prima da una parte e poi dall’altra, con movimenti lenti e casuali. Funziona, il reggiseno morbido scende un po’ e i capezzoli iniziano a far capolino anche perché nel frattempo sono diventati due chiodi da quanto sono duri. Il contrasto con il freddo del palo mi fa sussultare, ma mi piace. Lui continua a frugare in mezzo alle mia gambe soddisfatto, con più energia. Ogni tanto tira fuori il dito e mi bagna il clitoride e lo strofina, lo strizza, lo massaggia. Io vorrei che ci infilasse il cazzo, ma ovviamente non è il caso. Sembra avermi letto nel pensiero perché adesso infila due dita. Ha le dita grandi, belle tozze, mi riempiono completamente. Affonda e con il palmo della mano riesce a premere sul buco del culo spingendo e massaggiando anche quello.
Adesso avrei solo voglia di aprire la bocca e succhiare un cazzo, una bella cappella gonfia e un corpo nodoso e durissimo che si lascia succhiare dalle mia labbra morbide e dalla lingua curiosa. Mentre penso a questo socchiudo le labbra e gli occhi e mi accorgo che un uomo davanti a me mi sta guardando. Ci guardiamo, mi rendo conto che si sta massaggiando il cazzo da sopra i pantaloni. Si è accorto di cosa sta succedendo e si gode la scena. Mi guarda con avidità, chissà cosa mi farebbe se potesse avvicinarsi e toccarmi, ed invece questa fortuna è toccata allo sconosciuto dietro di me. Ora l’eccitazione è alle stelle, adesso che so che qualcun altro mi sta guardano, la mia fica inizia a sgocciolare e colare lungo le cosce. Le pareti si contraggono, i capezzoli stanno per bucare il ferro del palo e lui aumenta il ritmo. Arriva un calore e un piacere intensissimi, lui non toglie le dita da dentro, si vuole godere le contrazioni della mia fica, orgoglioso di averla portata al culmine. Guardo il tipo davanti a me, che capisce e si sfrega e palpa il cazzo con più decisione. Potrebbero vederlo, potrebbero accorgersi che anche lui sta godendo e sta eiaculando proprio in questo momento, dentro le mutande, dentro i pantaloni.
Lo sconosciuto scivola piano piano via, un ultimo massaggio alle labbra, come a dirle brave bambine e poi puff, sparito. La prossima fermata è la mia, provo a guardarmi un po’ intorno, ma le persone dietro di me si fanno gli affari propri, non so chi possa essere stato ed in realtà non m’interessa. Scendo dal bus, leggera, senza più provare disagio. Le mutandine non le metterò la prossima volta.
(Erika)