Serena.
Marco era in piscina, immerso fino al petto, con i gomiti appoggiati a bordo vasca.
Osservava il figlio giocare con la propria compagna, con un sorriso sornione, mentre ammirava le espressioni buffe del proprio bambino.
La settimana di puro relax, nell'agriturismo in Maremma procedeva senza intoppi, tra carni alla brace, vino rosso e momenti di assoluta tranquillità. Il complesso, nasceva immerso nel verde della campagna di Grosseto, dove dei colori vivaci tra il verde delle foglie ed il giallo dei campi di grano mietuti venivano risaltati dal sole estivo.
La coppia, di circa trentacinque anni, sbucò fuori dall'aiuola che circondava la grande piscina del casolare. Il passo del ragazzo, senza ne arte ne parte, annebbiato dal sonno e dalla noia, anticipava quello della ragazza, che avanzava vestita con un lungo abito da spiaggia bianco. Gli occhiali da sole grandi, coprivano gli occhi, mentre dal grande cappello di paglia gialla, cadevano sulle spalle dei lunghi capelli neri.
Dopo un po', grazie alle di lei insistenze, vinsero la paura della temperatura dell'acqua, misurata dall'immersione di un dolce piedino di quella graziosa creatura.
La ragazza, sfilò l'abito bianco dalle spalle, rivelando degli slip da bagno bianchi, a disegnare le forme generose del sedere. La pelle chiara, donava un tocco di burrosità alle linee. La parte alta indossava un costume blu scuro, che racchiudeva un seno prosperoso, il quale reclamava almeno una misura in più. Le rotondità del suo seno, formano un cerchio quasi perfetto a causa della compressione del tessuto.
Rimasero seduti sull'acqua bassa per un po', lei accoccolata sulle spalle del ragazzo, mentre Marco, li osservava da sotto il trampolino, sorreggendosi sull'asse di vetroresina.
Il ragazzo, si spinse fino a bordo vasca, dove aveva lasciato le infradito ed il telefonino, a circa 10 metri dalla ragazza, che mesta iniziò a contare le particelle d'acqua contenuta nella piscina.
Marco osservava la scena, sentendosi ogni tanto gli occhi di lei addosso.
Serena, ne aveva le palle, che no aveva, ripiene. Osservava il fidanzato appeso al telefono che curiosava il social non degnandola di uno sguardo. Era attratta dall'idea di andar lì e lanciargli il telefono in acqua.
Dall'altra parte della piscina, tutta via, le si prospettava un ben più lieto spettacolo. Il ragazzo che aggrappato al trampolino ogni tanto la guardava era decisamente invitante. Ovviamente la presenza della sua famiglia, rendeva impossibile, qualsiasi forma di conversazione, già di per sè troncata sul nascere dalla presenza del proprio fidanzato.
Marco si buttò sott'acqua, attraversando tutta la vasca in apnea, risalendo in superficie con uno sbuffo, mentre andava ad incozzare con il petto il bordo della piscina. Guardando dritto davanti a se, percepiva gli occhi di Serena su di se. Riprese fiato, e tornò indietro ancora in apnea, riemergendo all'altezza del trampolino, dalla parte opposta.
I loro sguardi si incrociarono, seppur a distanza e lui le rivolse un sorriso.
"E' ora " pensò. Riprese fiato, si rimmerse in acqua e attraversò nuovamente lo specchio d'acqua. Ritornato in superficie, controllò con lo sguardo il ragazzo. Instagram o Facebook la facevano da padrona ancora.
Il momento era giusto.
Fissò Serena negli occhi "Stanotte metti la sveglia alle 3:30. Ci troviamo sotto i gazebi!"
La ragazza rimase sbalordita, e mentre il suo volto esprimeva stupore e terrore allo stesso tempo, il cuore le stava schizzando fuori dal petto come un salmone che nuota contro corrente. Lo osservò uscire dall'acqua, ammirandone la schiena muscolosa e la pelle leggermente abbronzata. Quando lui raggiunse la propria famiglia Serena, cercò di darsi un contegno, tornando a posare gli occhi carichi d'ira sul social boy del proprio fidanzato.
Le ore che separarono la cena dal coricarsi, trascorsero molto lentamente. Mentre Marco, mise una debole sveglia in modalità vibrazione per svegliarsi dal sonno leggero, Serena non chiuse occhio. Si girò e rigirò sul letto, pregando di poter prendere sonno, per svegliarsi al mattino senza doversi pentire di aver fatto qualcosa. Si mise a pancia in giù, facendo scorrere il cuscino sotto la pancia, fino a farlo scivolare fra le gambe. Il movimento che iniziò, dapprima era lento ed impercettibile, mentre poi si fece più forte, violento. Il bacino si muoveva in senso orario, sfregando il clitoride sulla stoffa del guanciale. Sollevò leggermente il sedere, e con la mano abbassò le mutandine. La sua intimità era a contatto con il cuscino, sentiva gli umori giungere con avanzata costante, seppur lenta.
Sbuffando, allungo la mano verso il comodino, girò il cellulare e spinse un tasto laterale illuminandolo.
Ore 3:12, si sedette a bordo letto, con la sua maglietta azzurra da notte e gli slip arrotolati lungo le cosce.
"Ma che sto facendo. Impegnato, che non conosco, padre e magari pure sposato con una pazza che mi sotterra in giardino." disse fra se e se.
Con le mani fra i capelli si alzò dal letto.
Marco si mosse senza produrre alcun rumore. Girò la chiave con movimenti impercettibili anche dopo aver richiuso la porta della camera. Un ladro sarebbe stato meno discreto.
Percorse gli oltre cento metro che separavano la struttura dalla zona della piscina, camminando lungo il percorso fatto in pietra squadrata incastonato nell'erba a fare da vialetto.
I gazebi a bordo vasca erano illuminati da faretti incastonati nella pavimentazione, che producevano dei riflessi spettacolari tra le fronde degli alberi.
Serena, lo stava già aspettando.
Mentre Marco avanzava, la osservava. Indossava una maglietta bianca a pois, e una gonna leggera lunga fino alle caviglie. Era scalza.
"Almeno il tuo nome lo posso sapere?" chiese lei
"Marco. E tu?" rispose lui
"Serena. E già ti avviso. Non ho idea di dove tu voglia andare a parare, ne tanto meno cosa mi abbia spinta ad accettare l'invito di un prefetto sconosciuto..."
Marco la ascoltava in silenzio, in un misto tra il divertito ed il rotto al cazzo.
"... ammesso che poi si possa chiamare invito, ordinare ad un che per giunta è in ferie con il fidanmmmhhhhh"
Come un fulmine Marco le afferrò il viso e la baciò.
Dapprima appoggiò solamente le labbra, mentre poi infilò la lingua nella sua bocca, non trovando resistenza alcuna.
Serena si abbandonò al bacio, sentendo le mani di Marco sul suo viso, mentre le sue erano schiacciate tra il proprio seno ed il corpo del ragazzo.
Lui fece scivolare le proprie mani lungo i fianchi di Serena, sentendo le forme generose del suo corpo. Il sedere era rotondo, avrebbe chiamato decisamente qualche taglia in meno, ma era un difetto che a lui piaceva molto, uno di quelle imperfezioni che facevano diventare arte una donna.
Serena rispose cingendogli il collo con le mani, e ricambiando il suo bacio, accarezzando la sua lingua con la propria.
Lui la spinse contro il lettino, facendola stendere. L'afferrò per le caviglie, alzandole la gonna.
Non finiva di stupirlo, era senza mutandine.
Marco fece raggiungere rapidamente le proprie labbra alla sua intimità, era già bagnata, infilò due dita dentro, mentre contemporaneamente succhiò il suo clitoride, In un gesto quasi meccanico, con l'altra mano, le tappò subito la bocca, in modo da smorzare qualsiasi grido.
Sentendo la mano di Marco inghiottire i propri gemiti, Serena iniziò a succhiare le dita del ragazzo, mentre muoveva il bacino ritmando i movimenti delle sue dita che non smettevano di masturbarla.
Si sollevò sui fianchi, e lo tirò a lei afferrandolo per i passanti dei jeans "Vieni qui" gli disse decisa.
Marco si liberò dei pantaloni e degli slip, in un movimento rapido.
Serena si trovò il suo cazzo eretto davanti al viso, osservò l'asta, e alzandola con la mano la leccò dal basso verso l'alto, afferrando i testicoli con l'altra mano.
Marco sentiva la lingua della ragazza scorrergli lungo l'asta, avanti e indietro, il tutto un paio di volte, finché, appoggiata la lingua sulla punta della cappella ingoiò il pene facendolo quasi sparire nella gola. Udiva il rumore della saliva che produceva lo strofinio del cazzo contro la bocca, e, dopo un paio di minuti, decise di tirarla a se e baciarla.
"Ti voglio scopare"
"Sì, fallo subito. Non mi venire dentro. Avvisami prima, poi ci penso io"
Il tavolo era a pochi metri dal lettino. Marco sollevò Serena, facendola sedere sopra al piano in legno. Sollevò le gonne ed infilò il cazzo duro dentro la sua figa. La ragazza soffocò un gemito baciandolo con passione. Serena avvolse il suo corpo con le proprie gambe, trascinandolo ancora verso se. Si sfilò la maglietta, donando a Marco i propri grandi seni. Lui di contro li afferrò strizzandoli con decisione, leccandone i capezzoli e mordendoli con delicati ma rapidi movimenti dei denti. Serena venne con un orgasmo lungo, sentendo i propri umori colarle lungo le cosce.
Per Marco invece, l’orgasmo stava venendo, e quando lei le chiese “Come sei?”, lui con un cenno dei propri occhi le fece capire che era il momento.
Serena lo fece indietreggiare dal tavolo, e rapida scese con un salto. Si inginocchiò di fronte a lui e, afferrato il cazzo di Marco con la mano sinistra, lo ingoiò, segandolo con la mano mentre con l’altra ne massaggiava i testicoli. L’orgasmo del ragazzo le riempì la bocca, e lei, abile, non ne lasciò fuggire una goccia.
Marco rimase con la schiena inarcata, tenendo Serena con la bocca contro il suo cazzo, finché gli spasmi di quella lunga sborrata non si quietarono. Terminato il momento la lascio, e con dolcezza la aiutò a rimettersi in piedi.
Si guardarono, soddisfatti.
“Chissà, magari in un’altra vita, sarebbe stato pure bello stare assieme.” Disse lei.
“Chissà, forse sì. Di certo avrei evitato la Maremma… mi sembra ti ispiri.
Gli sorrise.
Si baciarono
“Grazie Marco, per avermi fatta sentire donna come non mi capitava da tanto….e anche un po’ puttana. A volte fa molto bene anche quello. Ora torniamo alle nostre vite.”
“Grazie a te Serena. Buona fortuna. Ora vai, io mi incammino fra tre minuti”
Marco la osservò incamminarsi lungo il viale. Quell’opera d’arte dalla pelle chiara stava uscendo dalla sua vita.
In poco più di mezzora, aveva lasciato un solco profondo dove altre, in anni non erano neppure riuscite a scalfire.
M. Z.