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Utente sconosciuto

"Marta pensa di giocare on line in tutta sicurezza. Ma sarà davvero così? "I commenti sono ben accetti""

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UTENTE SCONOSCIUTO Marta fissava lo schermo del proprio pc. Al riparo dalla propria scrivania nessuno poteva vedere. Nessuno poteva capire quanto era eccitata nel leggere le parole di quello sconosciuto, ciò che le scriveva in quella chat. Nessuno poteva capire… nessuno poteva notare quanto bagnate fossero le sue mutandine.. Strinse le gambe cercando di controllarsi… Poi eseguì il log out, sia alzò dalla sua scrivania e si diresse verso il bagno. Guardando il pavimento camminando nascondeva, con la testa bassa il sorriso. Nessuno sapeva… Nessuno sapeva tranne lui. Lui che la osservava camminare dai vetri del suo ufficio. Lui, il consulente arrivato da poco nello studio, eseguì il logout dalla chat e riprese a lavorare. Marta tornò a sedersi alla propria postazione. Era ora di pranzo ma, dovendo prendersi il pomeriggio seguente aveva deciso di mangiare un tramezzino alla scrivania e fare orario continuato. I suoi colleghi iniziavano ad uscire. Chi rincasava, e chi per non fare troppa strada, si fermava nel bar sotto il palazzo per mangiare. Nel giro di qualche minuto, lo studio era deserto ad eccezione di quello nuovo. penso Marta tra se… Con fare guardingo aprì la schermata della cha, dal proprio pc. mormorò tra se. Inserì le credenziali ed effettuò il login. ALLIEVA E’ ENTRATA NELLA CHAT Cercò nel canale gli utenti connessi, e lo trovò Il_velo_dipinto gli scrisse La risposta non tardò ad arrivare La spaventò il fatto che, senza che lei glielo dicesse, lui avesse percepito che appena venti minuti fa l’aveva fatta eccitare… bagnare a tal punto da costringerla ad andare in bagno a masturbarsi. rispose lui Si era aperta con lui. Uno sconosciuto che aveva captato il suo bisogno di essere dominata. Lei, che non aveva mai chiesto nulla a nessuno. Sempre lei gli aveva raccontato di come le piaceva essere stimolata in quella parte del corpo che molte sue amiche usavano solamente per andare in bagno. Lui le aveva consigliato di andare in uno sexy shop e prende un dildo anale. le aveva scritto. Ovviamente lei scelse il sexy shop, avrebbe sicuramente avuto meno probabilità di incontrare qualcuno che conosceva lì. Di lui amava la sua discrezione, non le aveva chiesto foto, numeri di telefono ne altro. Sapeva solo quanti anni aveva e una descrizione sommaria. Lei ovviamente era rimasta fedele all’originale. Finito il fugace pranzo, consumato guardando lo schermo della chat, Marta decise di andare a prendere un caffè alla macchinetta in fondo al corridoio. Eseguì il log out e attraversò gli uffici diretta verso il distributore. Lui, quello nuovo era lì. L’ingegnere Alessandro De Carri vestiva con un maglione grigio chiaro, presumibilmente senza nulla sotto, jeans blu e delle scarpe a caviglia alta. Aveva un bel fisico massiccio, correva voce tirasse di boxe. Era appoggiato con la mano destra al distributore, corpo proteso in avanti come se gli avesse dato una testata e telefono nell’altra. A vedere il bianco delle nocche della mano e il rigonfiamento del dorsale, Marta dedusse che, o voleva far esplodere la macchinetta, o l’interlocutore all’altro capo della linea gli stava creando noie. Marta richiamò l’attenzione con un timido in modo da poter servirsi. Alessandro si girò… Alessandro si girò, sapeva che era lì dietro di lui, l’aspettava. La scena della telefonata era calcolata, voleva attirare la sua attenzione. Assunse un’espressione imbarazzata, non doveva destare sospetti. Ai suoi occhi lui doveva continuare ad apparire come un normale collega d’ufficio. Marta gli passò accanto scostando dal viso i lunghi riccioli neri e abbozzando un sorriso incerto. Alessandro la osservava da dietro mentre si serviva. Un cardigan nero con una maglia bianca sotto nascondeva un seno grazioso, sodo ma non appariscente, mentre i jeans si cucivano alla forma pressoché perfetta del sedere. Marta si sentiva osservata, si girò e lo guardò con i suoi occhi azzurri carichi di innocenza. gli chiese. Difficile fingersi sprovveduti pensò. incalzò disse Certo che lo so che sei architetto pensò fra sé e sé, mica sto qui a pettinar le bambole. rispose con aria mortificata. gli rispose sorridendo rispose ridendo Alla fine lui era amico del titolare dello studio. Era stato assunto come consulente per visionare tutti i cantieri più delicati. Era bravo nel suo lavoro, che oltretutto amava. Tornarono a sedersi. Alessandro aprì subito la chat. Pagina nascosta ridotta a icona, un click e si ritrovò sulla schermata principale. Attese… Marta dopo aver risposto ad un paio di mail eseguì il login, qualche minuto ed arrivò il messaggio Si alzò, prese la borsa ed andò in bagno Uscita dal bagno Marta trovo alessandro davanti la sua scrivania con la giacca in mano. disse con agitazione Marta Si avviarono all'uscita. Nessuno sapeva con che fatica camminava Marta. Nessuno poteva sapere la sensazione di dolore misto piacere che stava provando. Nessuno tranne lui. Lui che era l'artefice di tutto e aveva un piano ben preciso nella sua mente. Alessandro guidava il suo Range Rover con disinvoltura, zigzagava per il traffico senza curarsi del fatto che Marta avesse un dildo nel culo pensò lei. E l’ingegnere lo sapeva molto bene Arrivarono allo studio. Vennero accolti dall’architetto direttamente sul piazzale del fabbricato. L’uomo diede le chiavi del cantiere ad Alessandro che ringraziò e risalì con Marta in auto. Per la giovane era sfumata l’opportunità di andare in bagno e levarsi il giocattolo che era dentro di lei. La macchina, lasciò dopo una ventina di minuti di guida sportiva l’asfalto, per salire sopra una strada sterrata. Il fondo disastrato faceva ballare il veicolo, e, tutti quei salterelli provocavano non poche sollecitazioni alla ragazza. pensava dentro di se Marta. Finalmente arrivarono al cantiere. Il luogo era deserto. disse Alessandro rispose Marta. Iniziarono a salire le scale che portavano al terzo piano della grande casa colonica. I passi, facevano muovere il dildo dentro di lei. Gli umori le colavano a fiotti sulle mutandine e, il suo respiro diventava sempre più pesante. Arrivati all’ultimo pianerottolo Marta era al limite, e lui se n’era accorto. le chiese L’orgasmo era in corso, le gambe le cedettero e perse l’equilibrio. Alessandro le cinse la vita per tenerla, Marta gli cadette addosso. Persa tra le sue braccia, ed in preda all’orgasmo, la ragazza perse ogni freno inibitorio e preso il viso di Alessandro fra le mani lo baciò. Lui ricambiò il bacio ma, Marta si ritrasse subito, balbettò, e rossa in volta scese le scale Tornarono in ufficio senza proferir parola. Marta salì le scale, oramai era orario di chiusura, Alessandro invece la salutò, mise in moto l’auto e partì. La pioggia iniziava a cadere Marta si sedette alla sua scrivania, Alessandro invece girò l’angolo e parcheggiò sotto una palazzina poco distante. chiesero le colleghe pronte per l’aperitivo mentì lei Dopo qualche minuto, pur essendo distanti ALLIEVA E’ ENTRATA NELLA CHAT Il_velo_dipinto E’ ENTRATO NELLA CHAT e seguì a spiegargli cos’era successo qualche ora prima con Alessandro Replicò lui In quel preciso istante Alessandro aprì la porta degli uffici ed entrò nello studio. Sapendo della presenza di Marta non fece rumore, andò nel proprio ufficio e continuò a chattare. scrisse lei Marta era seduta sul wc, schiena inarcata, spalle contro la parete. La mano destra sapientemente lavorava la propria intimità, mentre la sinistra strizzava i seni, li accarezzava per poi con la punta delle dita martoriare i suoi poveri capezzoli. L’Architetto Barbara Cotinelli stava salendo l’ultima rampa di scale prima di varcare la porta del proprio studio. Assieme ad un ex compagno di università aveva fondato questo studio associato di ingengeria ed architettura che, ora andava gonfie vele, annoverando tra i committenti i personaggi più importanti della città. Nel silenzio dei corridoi risuonava il rumore dei tacchi delle sue Louboutin suola rossa, mentre da l’orlo del trench spuntavano due polpacci avvolti in calze bluastre velate. Lo sguardo era deciso, quello di una donna fattasi da sé, che a dispetto dei suo cinquant’anni si poteva considerare una bella signora, anzi, una gran figa. Portava i capelli castani lisci lunghi fino alle spalle, occhi marroni contornati da dei grandi occhiali con montatura sottile. Infilò le chiavi sulla porta, aprì e richiuse lasciando le chiavi nella serratura per impedire l’entrata di altri. disse avanzando tra le scrivanie. Alessandro era seduto pacifico alla sua scrivania, impegnato a dar ordini a Marta chiusa nel bagno. Nell’udire la voce della propria titolare la ragazza sussultò, si rivestì in tutta fretta e scrisse Barbara si presentò sulla soglia della porta dell’ufficio di Alessandro, gambe divaricate. disse slacciando l’impermeabile che si aprì all’istante rispose lui, osservandole il corpo sodo. Squadrandola dalle scarpe, che tanto amava e salendo lungo le calze sorrette dal proprio reggicalze. I seni sempre bellissimi da vedere erano grandi, sodi e sfidavano la forza di gravità solo con l’aiuto di madre natura. Alessandro la fissò con i suoi occhi verdi, lei scattò sull’attenti e, quando le fece cenno di andar sotto la scrivania, lei si mise a quattro zampe e gattonò sotto il tavolo. Mentre sentiva Barbara armeggiare con la patta dei propri pantaloni, protetto dal tavolo rispose alla chat. Marta chiuse tutto, sapeva che aveva ragione. Si fece coraggio e girò piano la maniglia della toilette.. Continua…. La porta non produsse alcun rumore, Marta, scalza e con le scarpe in mano sgattaiolò attraverso il corridoio e si fiondò dietro la propria scrivania, posta a una manciata di metri dall’ufficio di Alessandro. L’open space dei dipendenti, dove aveva la propria scrivania anche lei, era immerso nel buio. L’ufficio di Alessandro invece, era illuminato dalla lampada a stelo posta a fianco della scrivania che produceva una luce soffusa. Non c’è che dire, aveva creato una bella atmosfera. pensò Dal suo nascondiglio poteva vedere le suole rosse dei decolleté di Barbara spuntare da sotto la scrivania.. Alessandro invece, era stravaccato sulla poltroncina, con le mani dietro la testa. Barbara non stava lavorando in una posizione per nulla comoda. Sotto la scrivania un pompino non l’aveva mai fatto. Anzi, semmai era lei a decidere cosa fare, ma a lui non poteva dire di no. A Lui non si poteva di no. Le aveva subito ricordato chi comandava poco fa, quando l’aveva scherzosamente chiamato ragazzaccio. Era bastato uno sguardo intenso per gelarla e riportarla al proprio posto. Gli piaceva Alessandro, era un uomo intelligente, bello e deciso. E poi adorava il suo cazzo. Le piaceva guardarlo, tenerlo tra le mani. Così rotondo e grosso pareva la invitasse ad aprir la bocca ed ingoiarlo, ed era ciò che stava facendo. Rannicchiata lì sotto, affondava la lingua sui suoi testicoli, per poi risalire succhiandone l’asta e, arrivata alla cappella, dopo averla leccata per bene la prendeva in bocca cercando di infilarsela fin giù per la gola. Alessandro le fece segno di uscire da sotto, e Barbara ubbidiente usci dalla scrivania. Si alzarono entrambi, la donna gli andò incontro. Rimasero fermi per un po’ finchè lei capì da un suo cenno che poteva baciarlo. Ale le afferrò il sedere con entrambe le mani, strizzando le natiche con forza finché lei mugugnò di piacere. La fece girare e, mentre la baciava tenendo la testa appoggiata alla spalla di lei, le massaggiava i seni con una mano mentre l’altra scivolva verso la sua intimità. La sua vulva era bagnatissima, dopo averle divaricato le labbra della figa infilò due dita dentro. gemette lei Alessandro la spinse contro la scrivania, la girò e sollevandola la fece sedere sul tavolo, si avvicinò e senza dirle nulla, senza il minimo preavviso le infilò il cazzo nella figa facendola gridare. la ammonì Barbara sorrise e lo baciò intensamente. Con un rapido movimento Alessandro fece volare sulla sedia il proprio maglione Marta stava guardando la scena, era eccitata nel vedere come Alessandro scopava Barbara. Ed era rimasta sorpresa nel vedere quanto fosse scolpito il suo corpo, i muscoli della schiena, i lombi e quel tatuaggio lungo tutta la spina dorsale con inciso - il mio punto debole, la tua rovina.- Alessandro continuava ritmicamente ad entrare ed uscire dalla sua figa, tenendole le gambe per le caviglie e portandosi i piedi della donna all’altezza del viso lasciandosi accarezzare dal collo del piede. Barbara si era lasciata cadere sul piano del tavolo godendo dei colpi del cazzo di Alessandro che, all’improvviso la girò a pancia in giù,, facendola scivolare piedi a terra e busto sulla scrivania. Il ragazzo si inginoccchiò, divaricò le natiche della donna e ci sputò dentro. Affondò la lingua sul buchetto del culo spazzolandolo per bene. Preparò l’ano di Barbara facendoci passare prima un dito e poi due. Si alzò in piedi, e appoggiò la punta del proprio cazzo sul buchetto di Barbara. Lei si girò e sorridendogli con aria eccitata gli disse Alessandro spinse piano, il suo cazzo scivolò dolcemente nel buchetto e in brevissimo tempo l’aveva completamente riempita. Marta osservava tutta la scena dall’oscurità della sua scrivania. Era eccitata, pur non sentendo cosa si dicessero. Sperava solo che Alessandro stesse sodomizzando Barbara, e non semplicemente scoparla. Mentre le strizzava le enormi tette di lei, Alessandro aumentò il ritmo dei colpi, e sentiva ormai prossimo l’orgasmo. Barbara portò le mani fra le gambe e massaggiandosi il clitoride raggiunse il secondo orgasmo, si girò e guardando negli occhi Alessandro gli disse Alessandro si staccò, lei capì che era il momento e si inginocchiò pronta per ricevere il caldo nettare. Alessandro prese il cazzo con le mani, lo puntò verso la donna ma, invece di venirle sui seni puntò al viso. I fiotti di sperma centrarono Barbara in piena faccia, lei apri la bocca ingoiando un po’ di liquido facendo attenzione a non perderne. Quando si esaurì, Alessandro le strusciò il cazzo sul viso, portandolo alla bocca che, lei aprì con gioia per ripulirne l’asta. Quando la mano di Alessandro allentò la presa, Barbara capì di aver finito. Si alzò e si diresse verso il bagno. Passando nella sala deserta sfilò davanti la scrivania di Marta. La giovane la guardò. Era bella, un fisico da patto col diavolo. Passandole davanti, Barbara si sfilò gli occhiali da vista imbrattati di sperma, se li porto alla bocca e li ripulì con la lingua. Marta era fradicia. Si rannicchiò ancora di più sperando che, ora che avevano finito fossero celeri ad andarsene. Quando Barbara uscì dal bagno, Alessandro l’attendeva per aiutarla ad indossare il trench, in poco tempo guadagnarono l’uscita. Marta sospirò sentendo la porta chiudersi. si disse Era incurante invece, che tutto era stato calcolato. Tornata a casa si infilò sotto la doccia. Il getto dell’acqua calda la fece rinascere, tanto che in maniera automatica le mani iniziarono a muoversi sapientemente, mescolando i suoi umori all’acqua che batteva sulla sua pelle. Continua……. Marta si mise a letto. Sotto le coperte non poteva fare a meno di pensare alla scena vista in ufficio. Alessandro, il suo collega/superiore si scopava la boss. Pur senza toccarsi era venuta solo guardandoli scopare. Era rimasta sorpresa nel vedere la sua titolare sotto quella vesta. Vederla nuda con solo addosso delle calze e un paio di tacchi. Socchiuse gli occhi e fece scivolare la mano sui seni. Stuzzicò i capezzoli ed iniziò a masturbarsi. Lo fece con cattiveria, infilandosi due dita dentro, pensando al suo Padrone che la scopava, proprio come Alessandro aveva scopato Barbara poche ore prima. L’orgasmo venne velocemente, chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno. Alessandro stava entrando in ufficio, sapeva che doveva fingersi quantomeno imbarazzato per ciò che era successo con Marta il giorno prima. Le aveva mandato un messaggio la mattina presto, dicendole di andare direttamente nel suo ufficio per portare avanti il lavoro. Era curioso di vedere il suo atteggiamento dopo essersi fatto scoprire mentre scopava con Barbara. Ripensò a com’era cominciata con la sua titolare. Quella sera era ritornato in ufficio dopo l’orario di chiusura prendersi una sua pennetta USB. Aveva visto il bagliore di luce provenire dal suo ufficio, e così era andato a vedere cos’era. Il pc sulla scrivania era acceso, Barbara era in bagno. Lo schermo conteneva due finestre aperte, una pagina su un sito d’incontri e l’altra su un sito porno. La sentì tornare, si sedette su una delle due poltrone dell’ufficio immerso nel buio. Barbara entrò, sempre sopra le sue scarpe tacco dodici, non vide Alessandro seduto e andò a sedersi alla scrivania. Lui le osservava il viso illuminato dal computer. Attese il momento giusto, il viso eccitato e la mano che iniziava a scendere lungo la camicia nera per poi infilarsi nella scollatura. disse lui all’improvviso. Barbara per poco non faceva un infarto. Era visibilmente imbarazzata. Sorpresa su un sito di incontri, a guardate video hard ed in procinto di masturbarsi. il tono imperativo non ammetteva repliche Barbara si alzò, e andò verso di lui che rimase seduto. disse lei per ridarsi un contegno. Era a un metro da lui, che nonostante l’invito ad uscire rimase seduto. le disse, mentre con la mano iniziò a salire lungo la gamba sulla parte interna del polpaccio. La sua pelle era liscia. Alessandro salì lungo la coscia fino a trovare le mutandine di pizzo. Barbara schiuse la bocca alzando il mento, gli occhi socchiusi. Avvicinò il proprio corpo a quello del ragazzo appoggiandogli la mano sulla spalla. Alessandro le scostò le mutandine, erano umide, toccò la sua intimità che iniziò a bagnarsi più di quanto non lo fosse. Mentre con il dito medio le strofinava il clitoride le sollevava la gonna con l’altra mano. Iniziò a tastare la sua carne. Aveva le gambe sode e una pelle liscia. La fece girare e le sollevò la gonna. Sfilò le mutandine e rimase a fissarle il culo. Il suo sedere era sodo, c’era un po’ di cellulite ma poteva far invidia a molte trentenni pur avendo vent’anni di più. Le divarico le natiche affondandoci dentro la lingua, mentre la leccava udiva il respiro dei lei aumentare. Barbara era a gambe divaricate, una mano sopra al culo e un’altra a strizzarsi i seni. Il sedere era leggermente sporto all’indietro, verso la bocca di Alessandro. Lui si staccò da lei, inarcò il proprio corpo e dopo aversi slacciato la cintura tirò giù i pantaloni. Il suo cazzo era eretto, Barbara lo vide e non perse tempo. Ci si sedette sopra ed iniziò a cavalcarlo. La voce di Marta lo destò dai suoi ricordi
Pubblicata 
Scritto da Marco_Z

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